-1 ai Giochi: breve intervista a Deborah Scanzio
Ormai ci siamo quasi. Domani, venerdì 9 febbraio, la cerimonia di apertura, prevista alle ore 20 (le 12 in Svizzera), darà il via ufficiale ai 23esimi Giochi olimpici invernali. Attenzione però, perché qualche ora prima, la nostra Deborah Scanzio sarà impegnata nella qualifica 1 di moguls. La qualifica 2 e le finali si svolgeranno invece domenica 11 febbraio.
Nell’attesa di ammirare Debby questa notte, la qualifica donne è infatti prevista dalle ore 10 locali (alle 2 svizzere), vi proponiamo una breve intervista!
“[…] ho una testa dura, che non è sempre un vantaggio, ma senz’alcun dubbio mi ha permesso di arrivare fino a qui. Ho collezionato centoventicinque partenze in Coppa del Mondo, quattro Olimpiadi, una vittoria in Coppa del Mondo nel 2016, una medaglia di bronzo ai Mondiali nel 2007 e diversi podi sempre nel circuito maggiore”
In che stato d’animo e con quali obiettivi ti avvicini ai Giochi olimpici di Pyeongchang?
Le ultime settimane sono state un’altalena di emozioni. Sono passata dallo stress e dall’angoscia durante la tournée americana, quando non riuscivo a sciare bene e ottenere la qualifica olimpica, al sollievo per esserci riuscita all’ultima occasione. Poi ci sono stati alcuni giorni sereni a casa e poi di nuovo un momento difficile, l’infortunio di Marco a pochissimi giorni dalla partenza. Ovviamente il mio dolore non sarà mai comparabile al suo, ma ero comunque molto triste. Ora sono in Corea da alcuni giorni e mi sento bene, ho uno staff eccezionale che oltre ad aiutarmi tecnicamente, fa tantissimo per permettermi di lavorare in un ambiente rilassato e tranquillo.
Questa sarà la tua quarta Olimpiade, pensi che aver vissuto esperienze di tal tipo in precedenza possa essere in qualche modo d’aiuto?
È una domanda che mi hanno fatto spesso in questi giorni, ma sinceramente non mi sento avvantaggiata rispetto alle avversarie più giovani. So come ci si sente in partenza ad un evento del genere, ma alla fine quello che ti dà sicurezza è allenarsi bene i giorni prima della gara.
La cerimonia d’apertura è sicuramente tra i momenti più significativi di tutta l’esperienza olimpica. Qual è stata, tra quelle di Torino, Vancouver e Sochi, quella che ricordi con maggior entusiasmo?
Ho partecipato solo a quella di Vancouver e a quella di Sochi, entrambe sono state molto emozionanti. In Canada ovviamente perché era la prima volta, mentre a Sochi perché con me c’era anche Giacomo “Jack” Matiz, dunque è stato bello condividere un momento così importante con un amico e compagno di squadra.
La tua quarta partecipazione olimpica, ma la prima con i colori rossocrociati. A livello emotivo, pensi che questa volta potrà essere in qualche modo simile a quella di Torino 2006?
Non direi, sono due situazioni diverse. Là ero vicina a casa e dunque c’era tutta la mia famiglia a sostenermi, qui non sono potuti venire, ma ci saranno comunque delle persone a me care a fare il tifo per me.
A Sochi 2014 il tuo compagno di squadra era Giacomo Matiz. A Pyeongchang 2018 invece sarà il tuo allenatore. Com’è avvenuto questo cambiamento?
Jack dopo aver terminato la sua carriera è entrato a far parte dello staff di Swiss-Ski come coach, inizialmente seguiva i giovani in Coppa Europa, poi dalla primavera 2016 ho chiesto se potevo allenarmi con lui. Sapevo che la sua grande esperienza quale atleta e il suo carattere, sempre solare e positivo, era ciò di cui avevo bisogno in questo momento della mia carriera. L’intesa tra noi due è stata subito ottima e l’impatto avuto sui miei risultati ne è la dimostrazione.
Sempre con Jack hai condiviso gran parte della tua carriera, tra viaggi, allenamenti, gare, feste, vittorie e sconfitte. Tutti avvenimenti che hanno portato ad una grande amicizia. Pensi che la sua figura possa descriversi come quella di “allenatore-amico”? In che modo ti è stato prezioso il suo contributo in questi ultimi anni?
Essendo una persona molto sensibile ed emotiva e spesso troppo severa con me stessa, con Jack sapevo che mi sarei trovata più a mio agio anche ad esternare le mie sensazioni, soprattutto emotive, e che il suo carattere avrebbe influito positivamente su di me, portando serenità e equilibrio emotivo. Ovviamente, conoscersi da così tanto tempo rende tutto più facile.
I Giochi sono sicuramente un’occasione unica per poter conoscere e socializzare con i migliori atleti al mondo. Di quelli che competeranno a Pyeongchang, c’è uno sportivo in particolare che ci terresti ad incontrare?
Non saprei rispondere. È strano, ma non mi viene in mente nessuno di particolare, forse perché tanti li ho già incontrati nelle passate edizioni dei Giochi.
Qual è l’ingrediente segreto che nella tua carriera di sciatrice ti ha permesso di arrivare dove sei ora?
Sicuramente la costanza nel lavorare duramente e la determinazione nel voler raggiungere i miei obiettivi. Non mi ritengo una sciatrice particolarmente talentuosa, ma in compenso ho una testa dura, che non è sempre un vantaggio, ma senz’alcun dubbio mi ha permesso di arrivare fino a qui. Ho collezionato centoventicinque partenze in Coppa del Mondo, quattro Olimpiadi, una vittoria in Coppa del Mondo nel 2016, una medaglia di bronzo ai Mondiali nel 2007 e diversi podi sempre nel circuito maggiore.
Finite le Olimpiadi ci sarà la Coppa del Mondo a due passi da casa tua. Con famiglia, amici e altre persone da tutto il Ticino che ti sosterranno, come pensi che vivrai questa gara?
Sarà l’ennesimo sogno che si realizza. A proposito del freestyle in Ticino, con piacere ho lavorato allo studio di fattibilità per il centro nazionale di allenamento del freestyle (per le discipline di moguls ed aerials, che dovrebbe realizzarsi nei prossimi anni, ndr) che verrà costruito ad Airolo; un progetto ambizioso e qualche cosa di assolutamente vantaggioso per i futuri freestyler ticinesi, peccato però che non lo vivrò da atleta. Ritornando alla Coppa del Mondo di Airolo, a me sarebbe dispiaciuto concludere la mia carriera senza più avere l’occasione di gareggiare in casa (l’ultimo evento di Coppa del Mondo ad Airolo risale al 2004, ndr). Grazie alla Federazione Sci Svizzera Italiana, e soprattutto ad Andrea Rinaldi ed Enzo Filippini, potrò vivere questa emozione! Un grazie a tutti quelli che stanno lavorando per organizzare questo grande evento ad Airolo!
Grazie A TE, Debby, per tutte le emozioni che ci hai regalato in questi anni.
In bocca al lupo per i Giochi!
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