European Youth Freestyle Academy
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TiSki / Ticino Freestyle
c/o Of Services SA
Via Cantonale 20
Casella postale 561
CH-6942 Savosa
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Primi appuntamenti FIS per i freestyler ticinesi!
NewsOggi e domani (sabato 23 e domenica 24 novembre) a Idre Fjäll, in Svezia, si svolgono le prime due gare della stagione 2019-2020 per la squadra nazionale di freestyle, disciplina Moguls. In lista di partenza sono presenti circa 140 atleti (90 uomini e 50 donne). Le qualifiche per gli uomini sono previste per le 12:20 in entrambi i giorni.
I freestyler rossocrociati presenti nella trasferta svedese sono Marco Tadè, Enea Buzzi, Giosuè Martinoli, Martino Conedera, Riccardo Pascarella e Paolo Pascarella. Questi, eccetto Tadè, sono tutti nati tra il 2001 e il 2004, fanno parte della squadra di Coppa Europa (CE) e debutteranno nel circuito continentale il 13 gennaio in casa, ad Airolo-Pesciüm. I giovani di CE gareggiano tutti, mentre Tadè non prende sicuramente parte a queste gare FIS. La medaglia di bronzo ai Mondiali di Dual Moguls del 2017 non si è ancora riabilitato completamente dall’infortunio al ginocchio che lo ha tenuto lontano dal circuito di Coppa del Mondo (CdM) dal febbraio 2018. Tadè si recherà il prossimo venerdì a Ruka, in Finlandia, dove sabato 7 dicembre andrà in scena la gara inaugurale della stagione 2019-2020 di CdM. Una volta sul posto deciderà con lo staff tecnico se competere o se rimandare il ritorno alle gare.
Non presente pure Nicole Gasparini, anche lei alle prese con l’ennesimo infortunio al ginocchio. Gasparini sta tuttora seguendo un percorso di riabilitazione tra palestra e fisioterapia. Swiss-Ski spera di rivederla sugli sci il più presto possibile in quanto è anche l’unica donna elvetica in CdM per il Moguls.
Il gruppo, allenato dal capo squadra Giacomo Matiz e dal preparatore acrobatico Juan Domeniconi si sta allenando nella località sciistica di Idre da domenica 17 novembre e proseguirà il camp fino a mercoledì 27 novembre.
In bocca al lupo ragazzi!
Pensieri di una freestyler, #3
NewsGrazie!
Quando ero piccolina sognavo di fare la veterinaria, poi ho scoperto che non bastava amare gli animali, ma bisognava anche operarli. Da allora ho capito che non avrebbe fatto per me. Quando ho iniziato a fare freestyle avevo 9 anni, e fino all’età di 14 anni circa, non ho mai davvero compreso quanto fossero grandi gli sforzi economici che dovevano fare i miei genitori per permettermi di svolgere quest’attività. La nostra famiglia è stata un’eccezione, per diversi anni i miei genitori si sono ritrovati a pagare due tasse della squadra nazionale, la mia e quella di mio fratello Fabio. Mentre l’altro mio fratello Matteo giocava ancora ad hockey, prima di entrare a far parte anche lui dei quadri di TiSki. Perché, pur facendo parte della squadra nazionale, si paga e non si guadagna. Non è però una cosa negativa, poiché a differenza di molte altre squadre, Swiss-Ski mette a disposizione dei propri atleti un budget che serve a coprire molte spese come biglietti aerei, alberghi, ski pass, eccetera. Tutte spese che la maggior parte di atleti di altre squadre nazionali si trovano a pagare di tasca propria.
Il mio non è comunque uno sport economico. E qui entrano in gioco attori importanti come la Fondation de l’Aide Sportive Suisse (Stiftung Schweizer Sporthilfe, Fondazione dell’Aiuto Sportivo Svizzero). Da 49 anni, la Fondazione dell’Aiuto Sportivo Svizzero sostiene gli sportivi nel loro cammino verso l’élite mondiale. Soprattutto nella giovane età e negli sport di nicchia, dove la presenza mediatica è debole, i grandi sponsor non ci sono e i premi in denaro non sono alti. Lo scopo principale della fondazione è quello di sostenere finanziariamente i giovani talenti e le loro famiglie. Con 9,1 milioni di franchi all’anno, l’Aiuto Sportivo Svizzero sostiene 1043 atleti. I fondi sono riversati sotto forma di sovvenzioni individuali, sponsor e riconoscimenti a sportivi particolarmente talentuosi. È una fondazione a scopo non lucrativo e insieme a Swiss Olympic e all’Ufficio Federale dello Sport, è tra le più importanti istituzioni dello sport in Svizzera. I fondi sono raccolti grazie a donazioni, contribuzioni dei membri, azioni di beneficenza e tramite l’aiuto del partner “Società di Sport-Toto” di aziende e fondazioni (link Rapporto annuale 2018: https://www.sporthilfe.ch/dam/jcr:576019f3-5e80-40ec-a617-56c4571ee266/Rapport_annuel_2018.pdf ). Sì, se te lo stai chiedendo, puoi contribuire anche tu, con un importo minimo, cliccando su questo link: https://www.sporthilfe.ch/fr/Engagez-vous/En-tant-que-particulier/Faites-un-don/Faites-un-don-maintenant.html. Da parte mia e di tutti gli atleti sostenuti dall’Aiuto Sportivo Svizzero: Grazie!
Nel mio sport, nel corso degli anni, ho conosciuto molti atleti che per motivi finanziari hanno deciso di terminare la propria carriera. Mi rattrista sempre sentire queste storie che sarebbero potute finire in maniera diversa, magari con un lieto fine ai Giochi Olimpici oppure con dei buoni risultati in Coppa del Mondo, ma purtroppo non è andata così. Il sostegno di quest’anno da parte dell’Aiuto Sportivo Svizzero per me significa molto, perché nonostante il mio lungo palmarès di infortuni, questa fondazione crede nel mio potenziale. Questo mi aiuta a restare motivata nei giorni più duri durante la riabilitazione. Negli scorsi tre anni, il loro aiuto è stato sicuramente un grande sollievo per me!
Nel 2016 dopo la vittoria in Coppa Europa, sono stata selezionata insieme al mio compagno di squadra Marco Tadè dal gruppo di sportivi d’élite dell’Esercito Svizzero. Un’esperienza molto importante per me e che tuttora mi aiuta finanziariamente nel mio percorso sportivo.
Inoltre, ho anche la fortuna di poter contare uno sponsor come Fumasoli SA di Cadro, il paese in cui sono cresciuta. Per me è un orgoglio gareggiare in Coppa del Mondo, dalla Cina al Canada, con la pubblicità sul casco. Come lo è sciare sulle piste di Zermatt o Ruka, in Finlandia, con gli sci preparati da 3Rsport, e il sollievo di tenere il collo e la testa al caldo quando le temperature scendono anche fino a -25°C con il materiale BUFF fornito da Contact&Production. In fondo sono una semplice ragazza, che viene da un Cantone non sempre molto considerato dal resto della Svizzera, la quale ha scelto uno sport ancora poco conosciuto e che si ritiene molto onorata di ogni sostegno che riceve, dal più grande al più piccolo.
LA RIABILITAZIONE DI OTTOBRE
Ottobre è iniziato duramente. Per tre mesi mi sono trovata come in trans, affrontando la riabilitazione con tanta determinazione e forza che ho ammirato, ma che non mi sono fermata a chiedermi da dove arrivasse. Durante ogni esercizio mi dicevo di tenere duro e di arrivare fino alla fine e che se avrei faticato lì, poi sulla neve sarebbe stato più facile. Ad ottobre è come se mi fossi fermata a riflettere troppo. Ero stanca fisicamente e mentalmente. Ogni giorno mi era più difficile trovare la motivazione per affrontare la fatica degli allenamenti e finire i programmi in palestra. Mi vergognavo nel sentirmi così, dopo tutto l’impegno che ci avevo messo nei mesi precedenti, non potevo mettermi in dubbio tutto d’un tratto. Il fatto di ammalarmi molto frequentemente è quello che mi ha fatto capire che avevo bisogno di fermarmi un attimo, così non potevo continuare.
Così in poco tempo ho deciso di prendermi una settimana per spezzare la routine giornaliera e ricaricare le batterie, permettendomi di spegnere il cervello. Ho trascorso 3 giorni a Zermatt con la mia ex compagna di squadra Debby Scanzio. Quest’anno entrambe senza sci. Passeggiando tra i sentieri di Zermatt in compagnia di Debby, ritrovare alcuni miei compagni di squadra e incontrare atleti di altre squadre che non vedevo da tempo mi ha messo di buon umore. I quattro giorni seguenti li ho passati a Madrid, ospite da un’ex sciatrice della squadra statunitense e amica da diversi anni. Lei purtroppo ha dovuto terminare la sua carriera per problemi alle anche, e nonostante le abbia operate anni fa, ancora oggi, a soli 22 anni, soffre di dolori quasi giornalieri. Questa è una delle tante storie (tristi) di atleti con grandi ambizioni, ma che per problemi fisici hanno deciso coraggiosamente di rinunciare alla propria passione.
Nonostante ho preso questa settimana per cambiare aria e con l’idea di ricaricare le batterie, quando sono rientrata a casa mi sono sentita più stanca di prima e questo mi ha fatto riflettere un po’. Così qualche giorno fa ho deciso di fare un esame del sangue, pensando che forse la causa di questa grande stanchezza improvvisa potesse centrare con il livello del ferro nel sangue. Ogni anno, infatti, devo tenerlo controllato e alzarlo tramite infusioni o pastiglie quando è troppo basso. Infatti, si è rivelato che livello del ferro che ho in questo momento è troppo basso, soprattutto per uno sportivo. Il medico mi ha consigliato non una, ma bensì due infusioni. Questa notizia mi ha dato in un qualche modo sollievo, perché avevo messo in dubbio la mia motivazione che sembrava essere molto forte fino a solo qualche settimana fa.
Ora sono passati quasi 4 mesi dall’operazione, spesso si pensa che il peggio sia all’inizio, i giorni dopo l’operazione. In realtà il peggio arriva dopo, quando si comincia ad avere più mobilità, più forza e più libertà negli esercizi, è proprio qui che bisogna essere più forti perché è dove i progressi sono più piccoli e avvengono più lentamente. Bisogna continuare ad avere pazienza, motivazione e energia. E proprio quando ne avevo più bisogno, qualche giorno fa ho letto questo: “Sometimes, your confidence is going to crash. Sometimes, you’re going to doubt your own abilities. Sometimes, you’re going to flirt with the idea of giving up. But you can never allow yourself to quit on the things that mean the most to you. You have to stay passionate, stay motivated, stay inspired, stay strong. You have to remind yourself you can do this.”
La squadra nazionale di Moguls a Zermatt per prepararsi alla stagione 2020!
NewsSwiss-Ski conlude la prima parte dello stage sul ghiacciaio di Zermat, dove si recano quasi tutte le squadre nazionali in vista della stagione 2020. Ritorna a sciare Marco Tadè, in attesa del ritorno della compagna di squadra Nicole Gasparini.
Come ogni anno la maggior parte delle squadre nazionali si ritrova sulle nevi di Zermatt per prepararsi alla stagione agonistica. Dalla metà di settembre e per tutto il mese di ottobre, sulla ghiacciaio Plateau Rosa si possono ammirare centinaia di freestyler che scendono tra le gobbe e i salti. Tra questi c’erano anche sette atleti ticinesi in forza a Swiss-Ski, i quali si sono allenati dal 23 settembre al 3 ottobre. Accompagnati dagli allenatori Giacomo Matiz e Juan Domeniconi, i freestyler rossocrociati hanno ripreso il ritmo tra le gobbe e ritrovato le giuste sensazioni sui salti. La squadra elvetica si è concentrata soprattutto nel portare sulla neve le forme acrobatiche che ha lavorato quest’estate sul water jump al Centro sportivo di Tenero e ha ripreso a sciare dopo l’ultima trasferta di metà agosto. È ritornato sulla neve anche Marco Tadè, che sembra essersi lasciato alle spalle l’infortunio al ginocchio che lo ha tenuto a lungo lontano dalle competizioni (l’ultima partecipazione in Coppa del Mondo risale a gennaio 2018). Tadè, medaglia di bronzo ai Mondiali 2017, in questa prima parte di camp si è focalizzato sulla tecnica di base in pista, cercando di riprendere il feeling con la neve. Il recupero di Tadè è una grande notizia per Swiss-Ski, che per la prossima stagione ha quindi ottime possibilità di riavere un atleta di punta nel circuito mondiale. L’altra atleta ticinese inserita nella squadra di Coppa del Mondo, la classe 1997 Nicole Gasparini, sta seguendo ancora un percorso di riabilitazione tra fisioterapia e palestra. La speranza è quella di rivederla al più presto sulla neve, senza però accellerare i tempi di recupero.In questi giorni tutta la squadra sta proseguendo il programma di preparazione fisica per poter tornare a Zermatt l’11 ottobre, per la seconda parte di allenamento che durerà fino al 23 ottobre.
Muovi i primi passi nel freestyle con EYFA!
NewsLa European Youth Freestyle Academy (EYFA) è una scuola specializzata nella formazione delle giovani leve nello sci freestyle, in particolare nella disciplina Moguls. EYFA può contare su uno staff professionale ed esperto, nel quale spiccano i nomi di Deborah Scanzio, ex atleta olimpica (ben quattro, da Torino 2006 a Pyeongchang 2018), e di Juan Domeniconi, preparatore acrobatico della nazionale svizzera di Moguls. Da settembre 2018, EYFA è ufficialmente parte di TiSki e ha quindi un ruolo ancor più importante nella promozione dello sci freestyle e nella crescita sportiva dei giovani.
Sulla neve e in palestra EYFA ha un approccio appassionato e all’insegna del divertimento e dello spirito di gruppo: è in un ambiente rilassato e amichevole che i partecipanti danno il meglio e riescono ad apprendere più in fretta le basi tecniche ed acrobatiche. Inoltre, i numerosi anni di esperienza degli allenatori e l’altissima qualità delle infrastrutture a disposizione permettono agli atleti di migliorare le proprie abilità in totale sicurezza.
L’impegno profuso nella sua attività di formazione è confermato anche dai recenti risultati ottenuti da atleti che hanno cominciato a muovere i primi passi nel freestyle con EYFA. Marco Tadè ha conquistato la medaglia di bronzo ai Mondiali di Sierra Nevada del 2017, mentre Nicole Gasparini ha vinto la Coppa Europa del 2016. Oltre a loro sono poi ben dieci i giovani sciatori presenti nella squadra junior di Swiss-Ski e nella selezione di TiSki.
Il programma EYFA
Pomeriggio di freestyle ogni mercoledì!
Da settembre, ogni mercoledì dalle 14.00 alle 17.00 EYFA propone un allenamento a presso il Centro sportivo nazionale della gioventù di Tenero! Un momento di svago con vari giochi per rafforzare l’ambiente in squadra e continuare il lavoro svolto durante i camp: tappeto elastico, attività di coordinazione ed equilibrio. Il programma è aperto anche a chi non ha mai partecipato alle attività EYFA e vuole scoprire il freestyle in maniera divertente e spensierata! Scrivi a debby@freestyleacademy.eu per qualsiasi informazione o visita il sito web EYFA.
EYFA Indoor Ski Camp!
Ecco finalmente il primo EYFA Ski Camp della stagione 2019-2020 con destinazione Valkenswaard, Olanda! Una settimana più unica che rara: quante volte hai sciato al coperto, in una sorta di frigorifero gigante?! Se non hai mai vissuto un’esperienza del genere questa è l’occasione giusta per provare. All’interno di questa palestra innevata gli allenatori EYFA costruiranno un salto e delle gobbe per te e ci saranno rails e box. Iscriviti subito!
Gli EYFA Ski Camp in inverno
Durante l’inverno EYFA organizza i seguenti appuntamenti ad Airolo-Pesciüm:
L’ultimo EYFA Ski Camp sarà invece dal 10 al 14 aprile 2020 in una stazione sciistica da definire. Partecipa anche tu!
Scarica il volantino EYFA!
Pensieri di una freestyler, #2
NewsSettimana 6 post operazione 2.0
Durante i primi mesi post operazione si ha l’impressione che il tempo passi molto lentamente. Se tutto va bene, ci sono progressi giornalieri e la riabilitazione procede normalmente, ma si ha comunque una diversa percezione del tempo. Le alternative per restare “sani di mente” sono diverse. Uccidersi di ore in palestra ogni giorno funziona per poco tempo e purtroppo non è la soluzione più adatta subito dopo un intervento.Tenere la mente impegnata, è quello che nella maggior parte dei casi aiuta di più. Riempire in modo meticoloso le ore della giornata. Far lavorare corpo e mente durante la riabilitazione, ma non dimenticarsi di farli lavorare fuori dalle quattro mura dello studio medico o della palestra, con lunghe sessioni di stretching e meditazione, che fanno sempre parte del processo di riabilitazione e guarigione, anche se vengono svolte in modo più passivo.
Nel mio caso, in cui non ho ancora trovato il percorso scolastico giusto da seguire e che contemporaneamente mi permetta di svolgere la mia attività sportiva, iscrivermi ad un corso di lingua mi sta aiutando molto. Ottenere dei buoni certificati di tedesco e inglese sono gli obiettivi che mi sono fissata in parallelo alla riabilitazione per i prossimi mesi.Studiare, interagire con gente di diverse culture, stimolare la mente in modo diverso da quello che ho bisogno durante la fisioterapia è quello che mi ci vuole. Ogni giornata la inizio con grande entusiasmo. Le prime ore del mattino le passo in palestra per mantenere la muscolatura del resto del corpo, poi vengo seguita dalla fisioterapista per precisi esercizi riabilitativi del ginocchio. Poi, giusto il tempo di una doccia e di pranzare e passo il pomeriggio in classe. Dopo la lezione ritorno in palestra per un’altra sessione di allenamento oppure una lunga seduta di stretching, che ogni tanto è l’attività migliore per il nostro corpo!
Settimana 7 post operazione 2.0
Il rispetto che un atleta ha per il proprio corpo è enorme. Anche quando si è nella miglior forma fisica, spremerlo sempre al massimo può metterlo in pericolo: le articolazioni si lussano, i muscoli si strappano, il corpo si logora per poi essere riaggiustato. Ma le cicatrici rimangono, come storie sulla nostra pelle, per ricordarci da dove siamo partiti. Gli infortuni non accadono mai nel momento giusto, soprattutto nello sport, ma ci sono momenti peggiori di altri.
Ricordo che il giorno prima del mio ultimo infortunio a febbraio, mi trovavo a Winter Park, negli Stati Uniti. Mentre l’allenatore e la fisioterapista cercavano un posto dove parcheggiare l’auto, io mi incamminavo verso il ristorante, dove avrei fatto il mio riscaldamento prima di iniziare a sciare. Camminando guardavo la pista sulla quale mi stavo allenando da qualche giorno per i Mondiali che si sarebbero svolti qualche giorno dopo.Nonostante alcuni dubbi e paure che da dopo gli infortuni mi accompagnavano anche al di fuori dello sport, ero convinta che ne era valsa la pena averci provato ogni volta. Sapevo che la strada era ancora lunga, ma stavo riconoscendo gli sforzi che avevo fatto e l’aiuto incredibile dei miei allenatori durante gli ultimi anni. Lì, in quel momento, ero convinta che i pezzi dell’immenso puzzle che stavo costruendo da tempo, cominciavano ad avere un senso. Finalmente riuscivo a fare una tournée di Coppa del Mondo, a gareggiare a un Mondiale e a godermi di più le sessioni di allenamento sulla neve senza essere troppo severa con me stessa. Meno di 24 ore dopo, durante un atterraggio da un salto, in una frazione di secondo, il ginocchio fece un movimento strano, sembrò uscire e poi rientrare; sapevo che era successo qualcosa, sapevo che non era qualcosa di bello e che probabilmente era meglio evitare di continuare a sciare. Cominciai ad avere un po’ male e capii che anche questo non era un buon segno. Così decisi di scendere di fianco alla pista, mantenendo il peso sulla gamba sana. Erano tanti, tantissimi i pensieri che mi attraversavano la testa, anche se cercai freddamente di evitarli, ero cosciente che forse non avrei avuto l’occasione di partecipare all’evento più importante della stagione e sciare sulla pista più bella del circuito, la quale non avevo neppure avuto la possibilità di vedere. Così mi ritrovai a fare quella stessa strada, al contrario, dalla pista verso il parcheggio, singhiozzando e zoppicando un po’, sperando che non fosse nulla di grave.
Il giorno dopo ebbi l’occasione di vedere la pista di Deer Valley, the “Champion Run”, dall’appartamento in cui il dottore di Swiss-Ski mi comunicò l’impossibilità di gareggiare e la necessità di ritornare in Svizzera a causa di una probabile rottura del crociato anteriore del ginocchio. E tutto ad un tratto mi rensi conto che per completare il puzzle mancavano ancora moltissimi pezzi…